IL PD A DIFESA DEI PENDOLARI, PER IL RILANCIO DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE, PER LA LIBERALIZZAZIONE DEI SERVIZI, E PER LO SVILUPPO DEL TRASPORTO FERROVIARIO DELLE MERCI
Documento approvato dall’Assemblea Provinciale del 26 marzo 2011
L’Italia
Un Paese che vuole competere a livello mondiale deve poter contare su di un moderno e efficiente sistema di mobilità delle merci e delle persone, elemento essenziale per il nostro rilancio economico, occupazionale e industriale.
Alcuni dati:
- ogni giorno sono 15 milioni i pendolari che utilizzano bus, metrò, tram e treni;
- il 95% di chi prende il treno è un pendolare;
- solo il settore del trasporto pubblico locale coinvolge più di 1.100 imprese, dà occupazione a 120.000 lavoratori per un fatturato di 8 mld di euro;
- il 90% delle merci trasportate viaggia su gomma! Negli ultimi dieci anni sono stati erogati aiuti a pioggia per circa 4 mld di euro! Nonostante questo la categoria degli autotrasportatori, soprattutto i più piccoli, è in grave difficoltà;
- il settore della logistica impiega più di 1 milione di persone contribuendo per il13% al PIL;
- aumenta il divario tra quando si investe a livello pubblico sull’ ”asfalto” e quanto sulla “ferrovia”, oggi siamo a un rapporto di 70% a 30% (di cui il 16% va alle reti metropolitane).
In particolare, relativamente al trasporto pubblico ferroviario, bisogna partire dalla considerazione che spesso i treni dei pendolari di alcune tratte sono poco frequentati perché il servizio (orario, puntualità, pulizia, tempi di percorrenza, cambi, etc.) non è adeguato alle esigenze dei pendolari: laddove puntualità, orari compatibili con il lavoro, tempi di percorrenza adeguati potrebbero permettere ai pendolari di utilizzare il treno, e in generale il trasporto pubblico, migliorando lo stesso rendimento economico del servizio
Bisogna quindi:
- ridare competitività all’Italia con un efficiente sistema integrato delle infrastrutture e della mobilità, concependo il sistema dei trasporti e della logistica all’interno degli scenari europei;
- migliorare l’accessibilità dei grandi centri urbani e delle città di medie dimensioni, collegandole adeguatamente alle reti e ai nodi principali e rafforzando le connessioni tra i diversi livelli del sistema.
In questo quadro, il Governo, al contrario, riduce i fondi e gli investimenti nei trasporti pubblici, scarica tutto sulle spalle degli enti locali, e perciò degli utenti, aggravando una situazione già di per sé pesantissima:
- peggioramento del servizio;
- aumento generalizzato delle tariffe;
- prosciugamento di ogni risorsa per gli investimenti futuri.
Per migliaia di pendolari l'utilizzo del trasporto pubblico è ormai impossibile e tutto questo avrà come effetto indiretto l’aumento di congestione nelle aree urbane ed interurbane e il conseguente aumento dei livelli di inquinamento.
Il Piemonte e la nostra provincia
Le gare indette per liberalizzare il servizio ferroviario, che avrebbero prodotto il totale ricambio del materiale rotabile nell’arco di tre anni, sono state cancellate, con il ritorno verso un’incerta prospettiva monopolistica, in cui è la sola Trenitalia a dettare regole e condizioni. E il passare del tempo porta alla luce impietosamente un altro dei bluff delle destre che attualmente guidano la Regione Piemonte le cui scelte, così come quelle del Governo, non fanno che andare contro gli interessi dei pendolari, stringendo le condizioni dei pendolari nella morsa di un “patto di ferro” con il monopolista statale, ed eliminando anche quei pochi strumenti di pressione che le gare avviate dal centrosinistra avevano attivato nei confronti di Trenitalia.
Il risultato di tale decisione è sotto gli occhi di tutti. Tra le tratte più critiche in provincia ci sono sicuramente quelle Acqui Terme – Ovada – Genova, Acqui – Milano; Acqui – Asti –Torino; Casale-Asti e Casale-Mortara; Alessandria-Milano, ma altre nel territorio provinciale registrano continue perdite di corse, servizi, puntualità e quindi di utenti, in un circolo perverso che porta i pendolari ad abbandonare quelle tratte e ricorrere al trasporto privato, e i gestori a tagliare ancor di più quelle corse perché poco utilizzate.
Per quanto riguarda in particolare il trasporto ferroviario regionale, il livello è sceso ormai a un punto paradossale, che rende difficile immaginare quale possa essere una via di uscita. Emblematico, in tal senso, è quello che sta succedendo sulla tratta Ovada-Alessandria, dove la carenza di carrozze del treno 6138 delle costringe i pendolari a viaggiare in piedi, creando situazioni di sovraffollamento e di pericolo, che stanno giustamente esasperando l’utenza.
Più i generale, sul fronte del trasporto ferroviario passeggeri, di fatto, il Piemonte e la provincia di Alessandria, con il suo capoluogo, sono vittime di un evidente rischio di marginalizzazione, che passa anche dal soffocamento delle possibilità di investire nelle infrastrutture strategiche.
La contrazione dell’offerta della Regione Liguria e l'aumento delle tariffe, che sta colpendo duramente moltissimi utenti piemontesi delle province del Sud, non è stata che l’avvisaglia di ciò che sta cominciando ad accadere per i servizi di competenza piemontese e per le medie percorrenze di competenza statale. La soppressione dei servizi Torino-Genova e Genova-Torino della fascia tardo-pomeridiana ne è un esempio, nonostante le promesse della Giunta Regionale.
Alessandria, che era un nodo ferroviario di primaria importanza nei collegamenti tra il Nord e il Sud del Paese, è ormai ridotta alle funzioni di scalo secondario.
Né migliore è la situazione dello smistamento merci del capoluogo: il secondo per dimensioni e potenzialità di tutta l’Italia del Nord. Dopo il proficuo lavoro svolto dalle amministrazioni locali e dalla Giunta regionale di centro sinistra, per collocare l’Alessandrino al centro del sistema logistico e portuale del Nord-Ovest, la Giunta Cota pare avere del tutto abbandonato l'idea dell'hub ferroviario e con essa la ristrutturazione dello scalo ferroviario.
Per il Partito Democratico, il “nodo” ferroviario alessandrino rimane invece uno degli assi fondamentali e strategici per lo sviluppo della nostra provincia, non solo in termini di logistica delle merci, ma anche per il trasporto pubblico locale e di lunga percorrenza delle persone.
Le potenzialità trasportistico-ferroviarie di Alessandria sono del resto dimostrate dai diversi operatori stranieri che, sia nel campo passeggeri sia nel campo merci, hanno scelto il nostro capoluogo quale base operativa, incontrando quasi sempre l’indifferenza se non l’ostilità dello stesso gestore della rete, RFI, altra società del gruppo FS SpA.
Ne sono esempio, per le merci, l’esperienza di Railion Italia, azienda del gruppo delle ferrovie tedesche, che dopo aver tenuto base per anni allo scalo di Alessandria è stata costretta, dall’ostruzionismo di FS a spostare le proprie attività su Gallarate, lasciando un vuoto funzionale e occupazionale difficile da colmare.
Oppure, per i passeggeri, i tedeschi di Autuzug e gli olandesi di Autoslaap che portano ogni anno ad Alessandria oltre 20.000 turisti con auto al seguito, favorendo così l’economia turistico-ricettiva della nostra provincia. O ancora, caso più recente, l’azienda ferroviaria di Arenaways, che ha la propria sede nel nostro territorio e che, dopo aver tentato di impiantare tra Alessandria ed Arquata la propria base operativa, ivi compreso il centro di manutenzione, è stata costretta, a causa delle limitazioni imposte dall’azienda monopolista statale a spostare il proprio centro a Santhià.
E anche sul fronte degli investimenti il disinteresse di Regione e FS verso il nostro territorio risulta del tutto evidente:
-dalla quasi certa disattivazione della linea Casale-Asti;
-dalla mancata realizzazione dell’elettrificazione della linea Casale-Vercelli, per la quale la Giunta Bresso aveva stanziato e messo a disposizione delle ferrovie oltre 10 mln di €;
-dalla totale assenza di idee per la valorizzazione dello scalo di Novi S.Bovo;
-dall’ostracismo verso Arenaways, che ha bloccato il rilancio dello scalo di Arquata quale base manutentiva;
-dalla sospensione del servizio di trasporto merci nel piccolo scalo di Predosa, che ne comporterà l’intasamento con oltre 2000 camion all’anno;
Senza dimenticare, sempre sul fronte degli investimenti, la macro-questione del Terzo Valico dei Giovi, un tratto decisivo del corridoio europeo che dovrebbe collegare il Mediterraneo con il Mare del Nord, arteria ferroviaria fondamentale per lo sviluppo del sistema portuale e logistico italiano: la cui realizzazione è continuamente annunciata e poi rinviata per mancanza di fondi.
Le proposte
Il PD ritiene prioritario il rilancio degli investimenti nelle infrastrutture e nel trasporto pubblico locale a difesa dei diritti dei pendolari, per migliorare la logistica e la nostra competitività economica.
Per questo è indispensabile:
- portare a compimento gli investimenti programmati sulle grandi reti ferroviarie strategiche e locali;
- rilanciare gli investimenti sul sistema retro portuale e logistico dell’Alessandrino;
- realizzare un programma serio di investimenti sulla rete esistente, sulle tecnologie ad essa applicate sul materiale rotabile;
- provvedere al rinnovo del parco mezzi del trasporto pubblico locale, verso obiettivi di maggiore affidabilità, comfort e sostenibilità ambientale;
- potenziare a livello provinciale l’integrazione delle diverse modalità di trasporto e l’ulteriore sviluppo dei servizi innovativi, come i servizi a chiamata nelle aree deboli o il bike-sharing nelle città;
- estendere a tutto il territorio e a tutte le modalità del trasporto pubblico il sistema Tariffario Integrato Regionale;
- ridurre il trasporto su gomma per decongestionare i centri urbani e migliorare la qualità ambientale;
- investire sul trasporto merci ferroviario, favorendo lo sviluppo del sistema logistico, intermodale e retroportuale e forme innovative di city logistc;
- ripristinare le risorse alla Regione e agli Enti Locali;
- ripristinare gli accordi con enti e aziende finalizzati ad abbattere i costi del trasporto pubblico dei rispettivi lavoratori;
- ripristinare la detraibilità fiscale sugli abbonamenti introdotta dall’ultimo governo Prodi;
- perseguire con azione incisiva la liberalizzazione dei servizi ferroviari, nel campo delle merci, ma in quello passeggeri, rilanciando le modalità di affidamento attraverso gare pubbliche contendibili;
- favorire l’ingresso sul mercato di operatori privati italiani e stranieri;
Sarebbe utile, inoltre, dar vita a forme di sostegno alle iniziative dei pendolari, sollecitando le istituzioni anche a fornire assistenza legale rispetto all’attivazione degli strumenti di class action dell’utenza nei confronti dei disservizi, ormai insopportabili, in campo ferroviario.
Pertanto è necessario iniziare al più presto una mobilitazione del Partito con una serie di iniziative nelle diverse zone in modo da confrontarsi con i cittadini e con le associazioni dei pendolari e dei consumatori, facendo crescere proposte alternative alla politica disastrosa nel campo dei trasporti del Governo e della Regione Piemonte e dando ad esse la massima diffusione.
La necessità di coinvolgere cittadini, utenti e consumatori è resa oltremodo fondamentale dalla decisione della Regione di smantellare il Forum dei pendolari istituito dalla Giunta Bresso, con la finalità di dare agli utenti un ambito nel quale non solo discutere dei problemi ma anche concorrere alla programmazione dei servizi e alla verifica della loro qualità.
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