Documento approvato dall’Assemblea Provinciale del 26 marzo 2011
L’Italia non è entrata in guerra, ma partecipa a un’azione decisa dalle Nazioni Unite, che ha come scopo quello di reprimere la violazione della pace e gli atti di guerra e massacro delle popolazioni civili perpetrati dal regime libico. Sulla base di questo indirizzo, il Partito Democratico ha dato il proprio voto favorevole, nelle competenti commissioni parlamentari, alla partecipazione nostro Paese alle azioni militari previste dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Come ha giustamente sottolineato il Presidente della Repubblica, in questo duplice meccanismo, di adesione alle risoluzioni dei competenti organismi internazionali e di tutela delle popolazioni libiche dalla guerra contro di esse scatenate da Gheddafi, sta la chiave che definisce la coerenza dell’intervento italiano con il dettato costituzionale.
Il senso di responsabilità, dimostrato in questo frangente dalla principale forza di opposizione, contrasta vistosamente con l’incoerenza di una maggioranza che, senza il nostro decisivo apporto, a causa del disimpegno della Lega Nord e dei molto cosiddetti “responsabili”, avrebbe perso ogni residua credibilità agli occhi dell’opinione pubblica mondiale.
E contrasta ancor di più con il deprimente spettacolo messo in scena dalla maggioranza nel corso del dibattito in Parlamento e nella risoluzione votata alla fine da PdL e Lega, che ha mostrato ancora una volta la subalternità del governo ai diktat dei leghisti, che anche in questo tragico momento non hanno perso l’occasione per mettere in primo piano la propria strumentale propaganda contro i profughi e gli immigrati.
Una scena miserevole e deprimente, alla quale ha fatto da compendio l’assenza del premier, che ha disertato l’aula, proprio nel momento in cui un capo di governo, un vero statista, dovrebbe invece sentire il dovere istituzionale di rivolgersi, attraverso il Parlamento, direttamente a tutta la nazione, chiamando in primo luogo la propria maggioranza a uno sforzo di unità di fronte alla ribalta internazionale.
Nelle tragiche ore che vive il popolo della Libia, e di fronte alle inevitabili angoscianti domande sul futuro che l’attuale scenario ci pone davanti, risalta ancora di più la totale inadeguatezza delle iniziative di politica estera, condotte verso il regime di Gheddafi dal governo Berlusconi.
A parte gli aspetti più grotteschi, giustamente rimarcati con grande enfasi dalla stampa mondiale, spicca la disinvoltura con cui il nostro ruolo di potenza principale dell’area mediterranea è stato svenduto: un po’ di “buoni affari” e l’assegnazione al dittatore di Tripoli delle funzioni di guardiano dell’immigrazione.
Un’operazione funzionale agli obiettivi prioritari della propaganda demagogica della Lega Nord, fondata in gran parte sulla fobia dell’immigrazione, che oggi si sgretola come un fragilissimo castello di sabbia, lasciando oltretutto emergere il cinismo implicito nell’aver affidato a un despota spietato la gestione di un fenomeno in cui prevalenti sono le questioni attinenti i diritti umani e il diritto d’asilo.
L’auspicio è che ora l’Italia, anche in virtù dell’atteggiamento serio e responsabile del Partito Democratico, possa recuperare rapidamente la capacità di svolgere il compito che le spetta, sapendo al tempo stesso tutelare i propri interessi nazionali ed essere riferimento per le forze della coalizione internazionale, concorrendo a realizzare in Libia, e in tutte le parti di quella regione attraversati dai moti di ribellione popolare, una transizione verso la democrazia.
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