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martedì 13 dicembre 2011

Un altra manovra è possibile

                                     
     
La  prima stesura della manovra del Governo Monti, approvata nell' emergenza finanziaria in cui si trova il nostro Paese e che necessitava di uno sforzo e  una serie di sacrifici non ordinari, ha lasciato  l' amaro in bocca e soprattutto la sensazione che la tanto sbandierata equità non abbia trovato ( per ora )  lo spazio necessario. I provvedimenti relativi alla previdenza sono pesanti, non vanno nella direzione di un riequilibro, ma complicano la vita a molti lavoratori. Sono annunciate in questi giorni modifiche importanti alla proposta originale, è importante che passino, perchè sulle pensioni, settore che ha gia’ pagato prezzi salati negli anni precedenti, non puo’ gravare il peso prevalente. Il considerevole aumento dell’ eta’ per ottenere l’assegno pensionistico, le penalizzazioni per chi non ha almeno 62 anni e la decurtazione delle indicizzazioni, colpiscono in modo pesante e non vengono considerate categorie di lavoratori come quelli precoci o usuranti e la crescente difficoltà, specie nei giovani, ad avere una regolare vita contribuitiva.
Vediamo altresì provvedimenti decisamente più timidi in altri campi , le norme anti evasione sono poche e deboli, gli interventi sui costi della politica limitati e non si fa cenno ad una riduzione delle spese militari (non è questione di pacifismo a senso unico, anzi...ma ci servono proprio subito i famosi F35 ?.Scopriamo inoltre che le le frequenze televisive da sole possono valere addirittura metà dell' intera finanziaria, dovrebbe essere un intervento urgente..per mettere a posto i conti, ma non c è.  Un accordo con la Svizzera sui capitali esportati clandestinamente - sulla falsariga di quello fatto dalla Germania - permetterebbe di incassare almeno 5 miliardi di euro.
Una patrimoniale vera, come chiesta più volte dal PD, porterebbe sicuramente delle risorse, le quali non verrebbe chieste sempre alle solite categorie di lavoratori e pensionati, i quali pagano regolarmente le tasse.
Un taglio ai costi della politica non avrebbe solo un alto valore simbolico: tra riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti, degli stipendi e dei vitalizi degli eletti, delle auto blu etc, verrebbero fuori cifre non indifferenti.Dal 1 gennaio 2012 tolti i vitalizi ai nostri parlamentari e le pensioni saranno calcolate con sistema contributivo. Un primo passo tardivo ma importante. Ora bisognerà portare gli stipendi ai livelli europei e togliere inutili privilegi 
I giornali di destra  attaccano la manovra Monti, i parlamentari PDL in TV dicono che si deve fare di più per aiutare i poveri (mentre il loro capo blocca la patrimoniale), la Lega è passata all'opposizione più dura, mentre è responsabile di questo stato delle cose, e il PD e il centrosinistra si trova addossato tutte le responsabilità della manovra succhiasangue e salvaItalia.
Non dimentichiamo affatto chi ci ha portato verso il baratro, gli eccessi, i conflitti di interesse, la demagogia e l' arroganza dei governi Berlusconi; la Lega e il Pdl hanno pesanti responsabilità , troviamo indecente il comportamento soprattutto della Lega che non può certo ergersi a paladina di quel mondo del lavoro che ha contributo ad affossare.
La manovra del governo Monti è un freddo bagno di realtà. Salvare oggi il Paese dal fallimento ci costa molto più caro perché dobbiamo pagare gli interessi sui tre anni persi ad ascoltare le invenzioni di Berlusconi. Avremmo voluto risanare il Paese in modo più armonioso e graduale, ma il tempo è drammaticamente scarso: queste poche settimane decideranno della sorte dell'Italia e del tenore di vita nostro e dei nostri figli. 
Questa non è la manovra del Pd, è la manovra che nasce da un Parlamento che fino a ieri votava le finanziarie di Berlusconi, quelle sì inique al 100%. Perciò noi ci avremmo messo qualcosa di diverso sui grandi patrimoni e sulle pensioni, inserendo più lotta all'evasione e zero condoni. 
Anche sui costi della politica e aulla riforma degli enti intermedi il Governo Monti ha espresso posizioni in sintonia con i cittadini, su cui il Pd si era già espresso e che ora devono tornare subito al centro del confronto. La tracciabilità dei pagamenti passa da quota 2500 a 1000 euro. Significa più lotta all'evasione. I capitali rientrati con lo scudo fiscale vengono tassati . Significa mai più condoni.
Il Partito Democratico ha un compito non facile, stretto tra il senso di responsabilità verso il Paese e la consapevolezza di vedere cose che non vanno. Il Parlamento in questi giorni sta apportando modifiche significative, non sappiamo se  saranno accolte tutte le richieste.   ma proprio perchè molti ci ritengono punto di riferimento in questa fase, è necessario fare ogni sforzo rivolgersi e ascoltare le donne e gli uomini, le forze sociali che non condividono  e trovano ingiuste certe azioni, e fare di tutto per correggerle. Il parlamento inquesti giorni sta apportando modifiche significative  Il nostro è un punto di vista parziale, se volete periferico,ma fatto di contatti quotidiani con le realtà e i problemi delle persone e di molti altri della "cosidetta " base, che hanno certo cose da dire; chiediamo e crediamo valga la pena ascoltare e agire. Si può fare di più? Probabile e necessario,  ma ricordiamo che a questo governo abbiamo chiesto di salvarci dal fallimento in 17 giorni e che Monti è sostenuto dallo stesso Parlamento che votava le finanziarie di Berlusconi, quelle sì inique al 100%
        
 Daniele Coloris   PD Ceriana          Cristina Mazzoni PD Fraschetta                                                                                                   

lunedì 29 agosto 2011

Pensioni o politica da riformare?

Pensioni o politica da riformare?

Ancora una volta le pensioni. Sembra quasi che una manovra economica che non contempli un “intervento strutturale sulle pensioni” non abbia ragion d’essere. Non sono bastate le riforme Dini e successivamente quella Maroni a rimettere in sesto la spesa previdenziale sulla quale pesano regalie (pensioni baby) che nel tempo hanno aggravato di costi il sistema pensionistico. Certamente la vita media (ma non quella di tutti…) si è allungata. Ma in un paese come il nostro, dove l’evasione fiscale è un dato vergognoso, non è accettabile rimettere sempre in discussione il capitolo delle pensioni. Ciò che rende questi interventi ancora più inaccettabili è che a proporli sono coloro che o godono già di un ricca pensione mensile  o  hanno uno stipendio talmente alto che al momento del ritiro dal lavoro attivo non dovranno affrontare certamente problemi di sopravvivenza. Quando ascolto i nostri politici di destra, centro e sinistra che dissertano su questa materia mi ritorna in mente il versetto 4 del cap. 23 del Vangelo di Matteo: “Gli scribi e i farisei legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. Si discute di età anagrafica, di anni di contribuzione, di pubblico e privato come se tutte le persone e tutti i lavori fossero uguali. Ma ci sarà una differenza tra una donna con famiglia che lavora sui tre turni ad una catena di montaggio e un’altra donna di pari età e situazione familiare che lavora dietro una scrivania? C’è differenza tra un operaio che lavora a ciclo continuo (compresi quindi sabati, domeniche, feste laiche o religiose) con il giorno di riposo che cade  a caso durante la settimana e un impiegato di un ente pubblico? Non si tratta di demagogia, ma di tenere presente quel principio a cui si ispirava Don Milani “non fare parti uguali tra diseguali”! La qualità e la lunghezza della vecchiaia di un individuo non dipendono, forse, anche dal tipo di occupazione e dalla fatica accumulata in una vita lavorativa? Non tener conto di questo è un atto di superficialità. L’argomento “pensioni” pertanto non può essere risolto in pochi giorni con la conversione di un decreto legge. Poiché ogni intervento su questa materia tocca la vita presente e futura di milioni di lavoratori, è necessario muoversi con cautela e con equità. Purtroppo si deve anche registrare l’incomprensibile divisione tra le maggiori organizzazioni sindacali, mentre sarebbe necessaria una loro piattaforma comune. Ma ciò che è ancora più grave, in questo momento storico, dove si richiede di nuovo alla popolazione di “tirare la cinghia”,  è che la nostra classe politica non ha più l’autorità morale per imporre sacrifici. Prima di intervenire sulle pensioni e di riformare il welfare, gli italiani chiedono a tutta la classe politica di incidere sui privilegi di cui ha goduto per troppo tempo e che nessun politico di destra, centro o sinistra, laico o cattolico ha mai pensato di denunciare. Nemmeno gli attenti radicali. Questa classe politica, messa ormai sotto tutela da banchieri e tecnocrati, ha agito da padrone dello Stato e non da servitore. In particolare il centrodestra ed il governo ci hanno raccontato per mesi un’altra Italia: solida, reattiva. Poi di colpo ci siamo ritrovati sull’orlo del baratro  stretti tra una crescita prossima allo 0 e l’ annosa fragilità dei nostri conti pubblici. Inoltre, mentre si chiede di prolungare la vita lavorativa, chi sta pensando seriamente al futuro delle nuove generazioni costrette a navigare a vista in un presente disseminato di scogli e di macerie etiche oltre che economiche? I dati ISTAT sono drammatici: la disoccupazione giovanile è al 30%; oltre 2 milioni di giovani “fantasma  né studiano né lavorano; la massa di precari di quasi 4 milioni è quasi interamente composta da giovani che, inseriti nel mondo del lavoro con la flessibilità, rischiano di rimanere precari a vita. Mentre la “casta” ha badato ai propri privilegi e alle proprie impunità, i giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid hanno cercato qualcuno che parlasse loro del senso della vita e non solo di ricchezze e veline. Serve una scossa etica dopo anni di silenzi ed ipocrisie. Serve una nuova classe dirigente, che viva l’impegno politico come una passione e non come un mestiere ben retribuito. Serve una nuova generazione che sia in grado di riportare la politica  a governare  l’economia ed il mercato e non viceversa  altrimenti come canta Battiato nel suo Inneres Augeche cosa possono le leggi dove regna soltanto il denaro? La giustizia non è altro che una pubblica merce… di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.”
Roberto Massaro
(dal sito di Città futura)


domenica 21 agosto 2011

Il Partito Democratico per Alessandria


Cristina Mazzoni segretaria Pd Fraschetta    Daniele Coloris segretario PD Ceriana


Le valutazioni e le richieste fatte a livello di circolo, assemblea e in generale i contatti a vari livelli con la realtà alessandrina ci impongono alcune considerazioni, che riteniamo debbano essere priorità per il Pd e il Centrosinistra in Città. La preoccupazione maggiore per Alessandria è la crisi economica, presente in ognuno dei temi elencati e che non trova nessuna indicazione e possibilità di risoluzione a livello locale; anzi, le possibilità di sviluppo che il nostro territorio può e deve avere, sono state vanificate da scelte errate fatte dall’attuale amministrazione che ha compromesso soprattutto la possibilità di rilancio occupazionale.
Municipalizzate: la cattiva gestione economica e clientelare ha portato soprattutto in ATM ( a un passo dal fallimento) e AMIU a gravi rischi per i dipendenti, che sono scesi in piazza con i sindacati per difendere il loro posto di lavoro. Non ingannino i bilanci presentati, tanto è vero che il debito strutturale sta aumentando, non vengono pagati i contributi previdenziali e allo stato attuale non sono in grado di assicurare una gestione decente per il futuro. I debiti, soprattutto verso il CISSACA , la cessione di Aristor accentuano la grave situazione economica e sociale della città.
Ambiente: La tutela dell'ambiente resta sempre uno degli aspetti sul quale orientare le politiche di una amministrazione; oggi, a differenza di qualche decennio fa, è possibile coniugare meglio la tutela dell'ambiente con lo sviluppo industriale mantenendo la vocazione produttiva delle nostre aree, come ad esempio la Fraschetta, selezionando adeguate politiche di bonifica e spingendo la produzione industriale verso i settori di più alta qualità. Vogliamo che il polo industriale di Spinetta continui a vivere e continui a dare occupazione. Ma proprio la risoluzione del problema ambientale della Fraschetta e della Città ne è la necessaria condizione
Infrastrutture: le scelte assurde in tema di logistica (spostata solo sulla carta a San Michele senza collegamenti ferroviari), hanno non solo precluso qualsiasi possibilità di sviluppo in questo settore che teoricamente avrebbe portato a numerosi posti di lavoro, ma anche affossato lo scalo ferroviario che da grosso impianto è diventato una enorme struttura semi abbandonata : sempre nel campo ferroviario la perdita dei collegamenti principali, le scelte ( o non scelte ) sui parcheggi della stazione, sui numerosi passaggi a livello del territorio sono sinonimo colpevole di disinteresse verso un settore strategico come quello del trasporto, come peraltro è evidente anche nella vicenda di Arenaways a rischio chiusura ( 74 lavoratori ).
Viabilità : non ha pagato la scelta di un centro città aperto al traffico legato agli aumenti dei costi dei parcheggi, le difficoltà di collegamento con la Fraschetta, il quartiere Cristo quasi isolato, con tutti i problemi commerciali inerenti a tale situazione. Una seria politica sul trasporto pubblico non è mai stata affrontata. Le zone 30 e Ztl sono servite solo a far “cassa” e percentuali, ma sono mal dislocate per non dire fasulle. C'è la necessità di progetti nuovi e efficienti, ma vediamo che tutti i problemi sono elusi e non affrontati, puntando solo alla realizzazione costosissima e incerta del ponte Meier.
Rifiuti Le schizofreniche scelte fatte sulla raccolta attualmente” differenziata” solo rispetto alle varie zone della città, non solo non ha portato a benefici economici nella gestione del AMIU, ma ha compromesso la buona percentuale di raccolta che si stava attuando con il porta a porta in progressiva dismissione.
Salute e Servizi questa amministrazione ne sta riducendo la qualità e quantità, dall’ aumento delle rette degli asili alla trascuratezza nell’affrontare la salute dei cittadini, con la vicenda delle farmacie comunali vendute non si sa ancora bene a chi e la desolante rinuncia alla prospettiva della costruzione del nuovo ospedale di Alessandria da parte dell’amministrazione comunale e della Giunta regionale.
Cultura Il teatro comunale, su cui la precedente giunta regionale aveva fatto importanti investimenti economici e politici è chiuso ormai da quasi un anno senza che si veda una data certa di riapertura
La contestata approvazione del Bilancio Comunale (con il parere negativo dei revisori), l' indagine sul Ragioniere capo del Comune e l 'arresto di un consigliere comunale sono il risvolto finale e tragico, che certifica innanzitutto il fallimento politico di questa amministrazione, oltre a quello finanziario; i numeri negativi e le scelte sbagliate la dicono lunga sull’ incapacità di trovare soluzioni. La moralità e serietà sulle scelte politiche e sulle persone devono essere per tutto il centrosinistra punto di riferimento e motivo di discrimine assoluto.

Riteniamo che il PD Alessandrino, che deve completare l opera di radicamento in tutti i territori della città, debba continuare la denuncia su questi temi, fare della comunicazione e del contatto con le persone un motivo di vita politica giornaliera; solo così e con un programma serio e condiviso possiamo accreditarci del successo nelle prossime elezioni.
La scelta delle primarie entro l'autunno e il confronto sulle linee guida con le altre forze politiche sono i passaggi necessari e urgenti per costruire ad Alessandria una coalizione vincente e avere un candidato a Sindaco che possa essere il punto di riferimento della nostra campagna elettorale.
Il Partito Democratico della città di Alessandria, nella sua interezza e articolazione locale ha tutti gli strumenti e le capacità per affrontare la situazione politica attuale; la legittimazione, le nostre proposte e azioni sono e devono essere la nostra forza. Siamo e dobbiamo essere all’altezza della situazione, semplicemente orgogliosi di rappresentare il PD in questa città.

domenica 29 maggio 2011

Giochi di prestigio al Comune di Alessandria


di Roberto Massaro

Nel mese scorso il sindaco Fabbio e l’assessore al bilancio Vandone, presentando il conto consuntivo del 2010, hanno annunciato con enfasi che l’opera di risanamento del Comune di Alessandria era stata completata e che si era passati da un disavanzo dichiarato al 31/12/09 di – 4,8 mio/€ ad un avanzo di circa +3,87 mio/€ al 31/12/10. Uno straordinario recupero di circa 9 mio/€ che non ha mancato di destare qualche sospetto. Infatti, sul consuntivo, il collegio dei revisori (che adesso rischia di essere congedato reo di aver svolto con obiettività il proprio ruolo..) ha espresso parere negativo stimando invece un disavanzo di circa -5,0 mio/€ e le opposizioni l’ hanno duramente contestato nel dibattito in Consiglio Comunale bollandolo come falso. Nonostante questo la maggioranza lo ha approvato compatta. Come è stato possibile, allora, un recupero così strepitoso? Molto semplicemente è bastato, con un autentico gioco di prestigio, da un lato gonfiare le entrate (sovrastimando, ad esempio, oltre ogni ragionevole ottimismo gli introiti dalle multe) e dall’altro cancellare alcuni impegni di spesa. L’impegno di spesa è l’iscrizione a bilancio di un debito certo dell’ente già deliberato con determina dirigenziale. Di questi debiti certi, nell’ultimo mese del 2010 sono stati cancellati 25 capitoli di spesa per complessivi circa 9 mio/€. Entriamo nel merito solo di alcuni di questi impegni di spesa spariti, quelli a più forte impatto sociale:
  • CISSACA: cancellato il contributo annuale di 2,5 mio/€ che si va a sommare al debito accumulato negli anni di altri 9,0 mio/€;
  • cancellata l’integrazione delle rette degli anziani nelle case di riposo per circa 281.000 €;
  • cancellato il contributo a ripiano per la Casa di riposo “Basile” di 634.714€;
  • cancellato sostegno assistenza disabili scuola dell’obbligo di 218.000 €;
  • cancellata l’integrazione al contributo regionale per il sostegno del pagamento dell’affitto della casa per le classi meno abbienti per circa 140.000 €;
  • nei confronti dell’ATM: cancellati impegni di spesa per trasporto disabili (300.000 €), trasporto alunni (499.000 €), trasporti con tariffe agevolate per categorie protette (520.000 €);
  • cancellato l’impegno di spesa per oltre 1,4 mio/ € nei confronti dell’ Aristor per i servizi di refezione scolastica mentre ai genitori dei ragazzi che usufruiscono del servizio questa amministrazione ha imposto un aumento del 20% ;
  • Teatro Comunale: cancellato contributo ripiano perdite per 304.000 € (di cui 250.000 per gli spettacoli del 2009 in Cittadella). Inoltre, essendo il Comune di Alessandria uno dei soci delle Fondazione TRA, è tenuto a versare una quota annuale di 900.000 €; di questi solo 350.000 sono stati messi a bilancio mentre risultano cancellati i restanti 550.000 €.
Che validità formale e sostanziale può avere, quindi, un bilancio consuntivo di questa natura? Lo lascio al giudizio del lettore e della magistratura contabile alla quale le opposizioni ricorreranno nuovamente dopo averlo già fatto lo scorso anno. Questo non è un bilancio virtuoso: è un bilancio imbarazzante che ci porterà fuori dal Patto di Stabilità! Il sindaco, ogni settimana, ci aggiorna su quali buchi sulle strade sono stati chiusi. Sarebbe più opportuno che, insieme all’ assessore al bilancio, fornisse ai cittadini qualche spiegazione sui buchi di bilancio, ben più grandi e ben più gravi. “La giunta è sorda più di Beethoven quando compone la nona” canta Caparezza nella sua Goodbye Malinconia. Questa giunta non solo è stata sorda ma si è dimostrata del tutto incapace a dare risposte alla città sui temi del lavoro, dello sviluppo, delle politiche sociali e dell’ambiente e lascerà in eredità un Comune al limite del dissesto finanziario. I debiti non dichiarati graveranno sul futuro di questa città e pregiudicheranno le azioni che, tra un anno, la nuova amministrazione, dovrà intraprendere.

lunedì 25 aprile 2011

ORAZIONE PER IL 25 APRILE DI ENRICO MAZZONI

Sono onorato di poter portare il mio contributo per celebrare questo 66° Anniversario della Liberazione qui a Spinetta M. , in questa terra di Fraschetta che ha dato in ogni sobborgo di essa, i natali a tantissimi Giovani Martiri, morti per donarci il regalo più bello a cui ogni uomo sulla terra deva tendere: "LA LIBERTA' E LA DEMOCRAZIA".
Consentitemi ora alcune riflessioni:
Non tutti i morti sono uguali e il 25 aprile non e uguale al 2 Novembre. Se una sessantina di anni sono pochi, forse, per poter scrivere una serena pagina di storia per una futura memoria, sono però abbondantemente sufficienti per non disconoscere, per non rimuovere, per non dimenticare.
Per non dimenticare gli orrori dell'ultima guerra ma per non dimenticare gli orrori di tutte le guerre, passate, e le tante dimenticate ma in corso oggi, si oggi, si ancora oggi, nel mondo.
L'indifferenza, peggio la noia, peggio la sufficienza nel sostenere che è retorica, che è nostalgia, che è mistificazione, che occorre unificare il ricordo in maniera bipartisan e guardare oltre, io credo, sia il peggior oltraggio che possiamo fare a tante vite di giovani che sono finite con la parola patria e libertà tra le lebbra.
Certo oggi si fa fatica a trasmettere il vero significato della parola Libertà, oggi travisata e mistificata da un abuso di questo vocabolo a indicare tutto meno che la vera libertà pe rtutti, ma sempre più, la libertà di pochi, di pochissimi, di fare tutto ciò che vogliono in barba a leggi che magari si tentano di cambiare o peggio introdurne di nuove in base alle loro convenienze personali, o per ambigui revisionismi storici incompatibili con le vicende del paese. Forse anche noi abbiamo sbagliato, convinti come eravamo che non si sarebbe mai arrivati all'arroganza di oggi, all'indifferenza, alla prevaricazione.
Ci sembrano ricordi eterni, firmati col sangue di moltissimi giovani in Italia come da noi qui, ad Alessandria, alla Benedicta, e nei tanti altri posti della Provincia.

mercoledì 30 marzo 2011

IL PD A DIFESA DEI PENDOLARI, PER IL RILANCIO DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE, PER LA LIBERALIZZAZIONE DEI SERVIZI, E PER LO SVILUPPO DEL TRASPORTO FERROVIARIO DELLE MERCI

IL PD A DIFESA DEI PENDOLARI, PER IL RILANCIO DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE,  PER LA LIBERALIZZAZIONE DEI SERVIZI, E PER LO SVILUPPO DEL TRASPORTO FERROVIARIO DELLE MERCI

Documento approvato dall’Assemblea Provinciale del 26 marzo 2011

L’Italia

Un Paese che vuole competere a livello mondiale deve poter contare su di un moderno e efficiente sistema di mobilità delle merci e delle persone, elemento essenziale per il nostro rilancio economico, occupazionale e industriale.

Alcuni dati:

-         ogni giorno sono 15 milioni i pendolari che utilizzano bus, metrò, tram e treni;
-         il 95% di chi prende il treno è un pendolare;
-         solo il settore del trasporto pubblico locale coinvolge più di 1.100 imprese, dà occupazione a 120.000 lavoratori per un fatturato di 8 mld di euro;
-         il 90% delle merci trasportate viaggia su gomma! Negli ultimi dieci anni sono stati erogati aiuti a pioggia per circa 4 mld di euro! Nonostante questo la categoria degli autotrasportatori, soprattutto i più piccoli, è in grave difficoltà;
-          il settore della logistica impiega più di 1 milione di persone contribuendo per il13% al PIL;
-         aumenta il divario tra quando si investe a livello pubblico sull’ ”asfalto” e quanto  sulla “ferrovia”,  oggi siamo a un rapporto di 70% a 30% (di cui il 16% va alle reti metropolitane).

IL PARTITO DEMOCRATICO A FAVORE DELLA RISOLUZIONE DELLE NAZIONI UNITE SULLA LIBIA



Documento approvato dall’Assemblea Provinciale del 26 marzo 2011

L’Italia non è entrata in guerra, ma partecipa a un’azione decisa dalle Nazioni Unite, che ha come scopo quello di reprimere la violazione della pace e gli atti di guerra e massacro delle popolazioni civili perpetrati dal regime libico. Sulla base di questo indirizzo, il Partito Democratico ha dato il proprio voto favorevole, nelle competenti commissioni parlamentari, alla partecipazione nostro Paese alle azioni militari previste dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Come ha giustamente sottolineato il Presidente della Repubblica, in questo duplice meccanismo, di adesione alle risoluzioni dei competenti organismi internazionali e di tutela delle popolazioni libiche dalla guerra contro di esse scatenate da Gheddafi, sta la chiave che definisce la coerenza dell’intervento italiano con il dettato costituzionale.
Il senso di responsabilità, dimostrato in questo frangente dalla principale forza di opposizione, contrasta vistosamente con l’incoerenza di una maggioranza che, senza il nostro decisivo apporto, a causa del disimpegno della Lega Nord e dei molto cosiddetti “responsabili”, avrebbe perso ogni residua credibilità agli occhi dell’opinione pubblica mondiale.
E contrasta ancor di  più con il deprimente spettacolo messo in scena dalla maggioranza nel corso del dibattito in Parlamento e nella risoluzione votata alla fine da PdL e Lega, che ha mostrato ancora una volta la subalternità del governo ai diktat dei leghisti, che anche in questo tragico momento non hanno perso l’occasione per mettere in primo piano la propria strumentale propaganda contro i profughi e gli immigrati.
Una scena miserevole e deprimente, alla quale ha fatto da compendio l’assenza del premier, che ha disertato l’aula, proprio nel momento in cui un capo di governo, un vero statista, dovrebbe invece sentire il dovere istituzionale di rivolgersi, attraverso il Parlamento, direttamente a tutta la nazione, chiamando in primo luogo la propria maggioranza a uno sforzo di unità di fronte alla ribalta internazionale.
Nelle tragiche ore che vive il popolo della Libia, e di fronte alle inevitabili angoscianti domande sul futuro che l’attuale scenario ci pone davanti, risalta ancora di più la totale inadeguatezza delle iniziative di politica estera, condotte verso il regime di Gheddafi dal governo Berlusconi.
A parte gli aspetti più grotteschi, giustamente rimarcati con grande enfasi dalla stampa mondiale, spicca la disinvoltura con cui il nostro ruolo di potenza principale dell’area mediterranea è stato svenduto: un po’ di “buoni affari” e l’assegnazione al dittatore di Tripoli delle funzioni di guardiano dell’immigrazione.
Un’operazione funzionale agli obiettivi prioritari della propaganda demagogica della Lega Nord, fondata in gran parte sulla fobia dell’immigrazione, che oggi si sgretola come un fragilissimo castello di sabbia, lasciando oltretutto emergere il cinismo implicito nell’aver affidato a un despota spietato la gestione di un fenomeno in cui prevalenti sono le questioni attinenti i diritti umani e il diritto d’asilo.
L’auspicio è che ora l’Italia, anche in virtù dell’atteggiamento serio e responsabile del Partito Democratico, possa recuperare rapidamente la capacità di svolgere il compito che le spetta, sapendo al tempo stesso tutelare i propri interessi nazionali ed essere riferimento per le forze della coalizione internazionale, concorrendo a realizzare in Libia, e in tutte le parti di quella regione attraversati dai moti di ribellione popolare, una transizione verso la democrazia.

Il PD contro il nucleare

IL PARTITO DEMOCRATICO A FAVORE DEL REFERENDUM CONTRO IL RITORNO AL NUCLEARE IN ITALIA

Documento approvato dall’Assemblea Provinciale del 26 marzo 2011



Il terremoto in Giappone e l'allarme nucleare ad esso seguito mettono in allarme la gestione l'intera gestione energetica mondiale e pongono nuovi interrogativi sull’energia nucleare e sull’effettiva possibilità di un suo  utilizzo in condizioni di sicurezza.

Mentre si piangono ancora le migliaia di morti in un numero crescente non ancora quantificabile, l'attenzione mondiale resta ancorata sugli effetti che dalla centrale di nucleare di Fukushima potrebbero ricadere sul Giappone e sulla scala planetaria.

Il paradosso più scontato sta proprio nell'analisi di una catastrofe accaduta in un Paese all'avanguardia per tecnologia, sicurezza e edilizia: cosa sarebbe accaduto nel caso il terremoto avesse colpito un luogo con caratteristiche molto meno evolute. Cosa sarebbe accaduto, ad esempio, in Italia?

Quell’Italia in cui la scelta nucleare è stata rilanciata dal Governo con ideologica e superficiale approssimazione, senza considerare le condizioni specifiche del nostro territorio, quale unica risposta possibile al fabbisogno energetico del nostro Paese; accompagnata dall’irresponsabile abbandono di significativi investimenti nel campo delle energie da fonti rinnovabili, come i recenti tagli alle risorse destinate agli incentivi per il fotovoltaico stanno a dimostrare.

Ciò che il Partito Democratico, quale forza laica e sempre aperta all’avanzamento della ricerca scientifica, intende affermare non è una posizione pregiudiziale, in base alla quale decidere una volta per  tutte se il nucleare sia “buono o cattivo”, ma un atteggiamento di ferma responsabilità.

In virtù della quale, anche le più autorevoli figure del mondo scientifico positivamente orientate verso un possibile utilizzo dell’energia nucleare, richiamano l’esigenza di un immediato stop di riflessione, che fermi da subito le iniziative attualmente in corso, abbandoni il piano nucleare varato dal Governo e riapra una seria stagione di approfondimento, alla luce degli insegnamenti che anche la scienza può trarre da quanto accaduto in Giappone.

E’ questo il significato che il Partito Democratico intende dare, oggi, alla propria netta presa di posizione: di adesione e sostegno alla campagna referendaria contro il ritorno al nucleare in Italia, di richiesta al Governo del blocco immediato dell’iter di individuazione dei siti per la localizzazione delle nuove centrali, di ripristino delle risorse tagliate verso gli investimenti nel campo delle energie da fonti rinnovabili.

Rimarchiamo, oltretutto, come l’attuale governo abbia deciso di intraprendere la via del ritorno al nucleare, non essendo neppure stato in grado di risolvere il problema delle scorie derivate dalle precedenti attività e dell’individuazione di un sito idoneo ad accoglierle.

A fronte di tutto ciò, lo stop di un anno annunciato in questi giorni dal ministro Romani appare del tutto insufficiente a rassicurare e, anzi, si profila nei termini in cui è stato proposto quale semplice diversivo per indebolire la campagna referendaria. Sulla quale il Partito Democratico intende, invece, spendere tutto il proprio impegno.



La posizione assunta dal partito a livello nazionale assume particolare rilevanza in questa parte del territorio, nel cui ambito fu in passato individuata la possibile collocazione di una nuova centrale e che, a poche centinaia di metri dal proprio confine provinciale, convive con la presenza della centrale di Trino, che ancora evidenzia non indifferenti problemi relativi alle scorie della passata attività e all’inquinamento delle falde vicine all’adduzione acqua dell’acquedotto del Monferrato

Un territorio la cui particolare fragilità, sotto il profilo alluvionale e dell’assetto idrogeologico del suolo, abbinata alla sismicità, inducono al doveroso esercizio di una rigorosa responsabilità verso la sicurezza e la salute dei cittadini, che non può che portare il PD della provincia di Alessandria ad esprimere la propria ferma contrarietà non solo al piano energetico nucleare del Governo, ma a ogni ipotesi di localizzazione di impianti nella nostra provincia e nei territori con essa confinanti.

In tal senso, il PD alessandrino impegna i propri rappresentanti in seno alle amministrazioni locali e regionale a promuovere iniziative analoghe a quelle già adottata dalla Regione Veneto, al fine di escludere il territorio da ogni ipotesi di futura localizzazione di centrali nucleari e di siti di stoccaggio.

Risultato definitivo della raccolta firme "Berlusconi Dimettiti"

Care democratiche e cari democratici,

vi trasmetto in allegato i risultati definitivi della raccolta delle firme per la campagna Berlusconi dimettiti.
Mi pare si possa complessivamente dire che abbiamo/avete fatto un buon lavoro.
So che c’era intorno a questa iniziativa, soprattutto all’inizio, un po’ di perplessità. Io credo, invece, che sia stata un’occasione utile per stare con molte persone, e per raccogliere quel sentimento di indignazione civile, che credo costituisca un fermento necessario per rimettere sulla giusta strada questo Paese.
Come sto ripetendo in tutte le possibili occasioni, la passione e l’indignazione civile sono spesso il carburante indispensabile per alimentare la macchina del cambiamento.
E’ vero che solo con la richiesta di dimissioni del premier non si costruisce l’alternativa.
Ma è altrettanto vero che, in Italia, sarà difficile costruire qualsivoglia alternativa democratica, sino a che non ci si libererà definitivamente dalla deriva populista del berlusconismo e dalle scorie xenofobe e secessioniste del leghismo.
Insomma, quella che ci attende è una duplice battaglia: più ravvicinata, per la cacciata di Berlusconi, la riconquista del governo dell’Italia e l’avvio di una nuova stagione costituente; quella di più lunga lena, per rigenerare le basi di una più solida cultura e civiltà democratica.
Vista in questa luce, la raccolta delle firme, anche se può apparire un paradosso, guarda di più a questo secondo fronte.
Favorire l’emergere dell’indignazione, oltre la cappa omertosa stesa da buona parte dei media e da un’offensiva pseudo-culturale, che vorrebbe farci apparire normale lo scempio di regole, legalità e moralità di cui il Presidente del Consiglio si rende responsabile, è soprattutto un modo per avviare processo di rigenerazione del nostro Paese, anche agli occhi dell’opinione pubblica mondiale.
Come ha detto giustamente Umberto Eco, se fino a qualche tempo fa all’estero ci compativano per la disgrazia in cui eravamo incorsi con Berlusconi, oggi si domandano come possiamo tollerare una situazione del genere senza reagire.
Ecco, le nostre firme sono anche la dimostrazione che la forza di reagire c’è. Pronta ad entrare in campo in occasione delle nostre iniziative o nelle diverse occasioni in cui le nostre e i nostri militanti, insieme a molti altri, hanno riempito le piazze d’Italia: in occasione dell’iniziativa del 13 febbraio scorso “Se non ora quando”, a difesa della dignità delle donne, o nella più recente manifestazione del 12 marzo, a difesa della scuola pubblica e della Costituzione.
Grazie a tutte e a tutti, di cuore, per l’impegno che ci avete messo.

Alessandria, 28 marzo 2011

                                                                                                Daniele Borioli
                                                                                           Segretario Provinciale

comunicato stampa del bilancio della Provincia

BILANCIO DI PREVISIONE 2011 DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: UN ENTE CON I CONTI A POSTO NONOSTANTE 3,4 MILIONI DI EURO DI TAGLI NEI TRASFERIMENTI NAZIONALI.
Il gruppo provinciale del PD ha votato convintamente a favore del bilancio di previsione 2011 perchè testimonia la volontà responsabile del Presidente Filippi e della Giunta di coniugare rigore amministrativo e attenzione ai settori e alle fasce sociali più esposte alle conseguenze della crisi economica.
Era oggettivamente difficile fare di più in un contesto in cui i trasferimenti dello stato alla Provincia di Alessandria sono stati ridotti del 24% (oltre 3,4 milioni di euro) e i trasferimenti della Regione Piemonte diminuiranno di oltre 4,7 milioni di euro.
Certamente le aspettative di intervento della Provincia per la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete delle strade,ad esempio, sono molto più alte delle somme disponibili per gli interventi, ma si è cercato in questo bilancio di reperire il massimo di risorse possibile, stante i devastanti tagli nei trasferimenti statali; così come grande attenzione è stata posta anche quest'anno per la sicurezza degli edifici scolastici.
L' ambizioso obiettivo di contenere le spese correnti dell'ente del 12%, un risparmio che risponde alla meritoria volontà politica di ridurre al minimo possibile l'impatto dei tagli sui cittadini della nostra provincia.
Il Governo nazionale di centro-destra (che si permette di avere un ministro per l'attuazione del programma, con tanto di sottosegretario ad hoc, altro che risparmi !!), invece, deliberatamente e cinicamente sta scaricando il costo sociale dei tagli della spesa pubblica sul sistema degli enti locali, da sempre più vicino ai bisogni primari dei cittadini.

Federico FORNARO

venerdì 25 marzo 2011

seduta solenne consiglio provinciale

SEDUTA IN FORMA SOLENNE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI ALESSANDRIA IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA.
Alessandria, 16 marzo 2011

Intervento del capogruppo PD, Federico Fornaro

Signor Presidente del Consiglio Provinciale,
Signor Presidente della Provincia,
Colleghi Sindaci,

Il filosofo Remo Bodei ha scritto che "l'identità di una nazione la si costruisce anche attraverso il dimenticare".
Ecco perché, come ci ricorda spesso il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la memoria storica ha una funzione fondamentale: aiutare a non perdere il nesso tra passato - presente e futuro.
Una società senza memoria è destinata a non credere nel futuro: è una società impaurita che rischia di ripetere gli errori del passato.
Ecco perché è stato giusto fare del 17 marzo 2011 un giorno di Festa Nazionale.
Festa dell'Unità d'Italia.
Festa di una nazione che affonda le proprie radici nel Risorgimento.
E' indubbiamente vero che a 150 anni di distanza i nomi di grandi italiani come Cavour, Mazzini, Garibaldi possono apparire icone lontane, figure sui libri di storia, immagini di un tempo che non c'è più.
Ma a ben vedere c'è un messaggio, un'eredità del Risorgimento che ha attraversato questi 150 anni e che ora noi dobbiamo conservare e alimentare.
Questo lascito si chiama LIBERTA'.
Nel Risorgimento italiano la lotta per la libertà è stata in primo luogo una risposta alla Restaurazione dopo la grande stagione della Rivoluzione Francese del 1789;
libertà come ribellione verso i soprusi e l'invasore straniero;
libertà dalla miseria e dall'oppressione.
Il Risorgimento è stato un grande movimento culturale prima ancora che politico e militare.
Il Risorgimento è stato uno straordinario fenomeno generatore di cambiamento, che ha avuto nei giovani il suo perno fondamentale.
Festeggiare l'Unità d'Italia
significa ricordare il sacrificio di tanti giovani,
significa riflettere sulla nostra storia e sulla difficile costruzione dell'identità e della coscienza nazionale.
Partendo dall'inizio difficile di costruzione dello stato unitario gestita dai governi liberali,
un'unità vissuta in molti territori più come una conquista che come una liberazione, con una questione meridionale ancor oggi irrisolta.
Un'identità risorgimentale che fu poi contraddetta dal fascismo, perché come ha scritto Giorgio Ruffolo " la nazione mussoliniana è stata l'antitesi della patria mazziniana".
Quello spirito unitario, quello spirito patriottico, quell'anelito di libertà lo ritroviamo, non a caso, nella Resistenza: anch'esso un momento di ribellione nei confronti delle ingiustizie, di lotta per la libertà perduta; un movimento prevalentemente composto da giovani, da ragazzi proprio come il Risorgimento.
E la nostra Costituzione, la stessa Europa unita sono figli legittimi non solo della Resistenza, ma dello spirito del Risorgimento.
Ha scritto Piero Calamandrei, nel lontano 1955, che nella nostra costituzione "c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo, nell’art. 2, «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale», o quando leggo, nell’art. 11, «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie, dico: ma questo è Mazzini, questa è la voce di Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, «tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour; o quando io leggo, nell’art. 5, «la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate, «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all’art. 27, «non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani".
Ringrazio l'amico e collega Valter Ottria per avermi segnalato questo straordinario discorso di Piero Calamandrei.
Concludo,
ricordando a me stesso, a Voi tutti, che se esiste un diritto alla memoria c'è anche un dovere della memoria.
Noi oggi siamo stati qui a esercitare questo dovere morale e civile.
Il dovere di ricordare i drammi, i gesti eroici, gli slanci morali, le passioni, di quella straordinaria generazione di uomini e di donne, che ci ha donato, con il Risorgimento, il bene primario della Libertà e dell'Unità d'Italia:
un bene prezioso che dobbiamo conservare contro i nemici subdoli,
un bene che dobbiamo difendere da coloro che alimentano le divisioni e vorrebbe oggi rimuovere dalla nostra memoria storica la straordinaria avventura del Risorgimento.
Chiudo,
portando come testimonianza del filo che lega indissolubilmente Risorgimento - Resistenza - Costituzione - Liberta, una lettera,
la lettera di un generale, di un generale di Brigata, Dardano Fenulli, nativo di Reggio Emilia (la patria del Tricolore), medaglia d'oro ala valor militare per aver difeso l'onore della patria il 9/10 settembre 1943 nelle vicinanze di Roma e organizzato il Fronte militare clandestino della Resistenza romana.
Arrestato dalle SS, torturato da Kappler in persona, morirà fucilato alle Fosse Ardeatine.
Scrive nel suo testamento spirituale, Dardano Fenulli:
"Le nuove generazioni dovranno provare per l’Italia il sentimento che i nostri grandi del risorgimento avrebbero voluto rimanesse a noi ignoto nell’avvenire: «il sentimento dell’amore doloroso, appassionato e geloso con cui si ama una patria caduta e schiava, che oramai più non esiste fuorché nel culto segreto del cuore e in un’invincibile speranza». A questo ci ha portato la situazione presente della guerra disastrosa.
Si ridesta così il sogno avveratosi ed ora svanito: ci auguriamo di veder l’Italia potente senza minaccia, ricca senza corruttela, primeggiante, come già prima, nelle scienze e nelle arti, in ogni operosità civile, sicura e feconda di ogni bene nella sua vita nazionale rinnovellata. Iddio voglia che questo sogno si avveri".

Oggi noi abbiamo il dovere di ricordare, il dovere di essere degni di patrioti come questi.

Viva il Risorgimento,

Viva la Repubblica,

Viva l'Italia Unita.

giovedì 24 marzo 2011

La Notte Bianca della Scuola

 "La Notte Bianca della Scuola", in programma venerdì 8 aprile a Milano, Torino, Napoli e Bologna, dove sarà presente il segretario del PD Pier Luigi Bersani.

mercoledì 9 marzo 2011

Manifestazione in difesa della Scuola Pubblica sabato 12 marzo 2011

Se non ora quando?
Difendiamo e rilanciamo la Scuola Pubblica.

Tabella iniziative promosse dai Circoli centro zona del Partito Democratico  in Provincia di Alessandria.

CALENDARIO MANIFESTAZIONI IN  DIFESA SCUOLA 12 MARZO 2011




ORARIO
CENTRO ZONA
TIPO
LUOGO
mattino 10-12
ALESSANDRIA
presidio/gazebo/   volantinaggio/facebook
corso Roma ang. piazza Garibaldi

ACQUI
nulla -causa contemporanea manifestazione ospedale-

mattino
CASALE
volantinaggio
fronte Liceo
pomeriggio 16-19
NOVI LIGURE
volantnaggio/gazebo/facebook
via Girardengo
mattino 9-12
OVADA
gazebo
piazza Mercato
pomeriggio
TORTONA
gazebo
via Emilia
mattino 9:30-12:30
VALENZA
gazebo con manifestazione costituzione
piazza Gramsci -  piazzetta Verdi